venerdì 18 luglio 2014

L'arte di ritrovarsi



Viaggiare, spostarsi, vagare, pellegrinare, migrare o mettersi in movimento sono condizioni che, da sempre, hanno caratterizzato l ‘uomo, dalle antiche civiltà ad oggi, una forte propensione che lo spinge alla migrazione, a spostarsi dai luoghi d’origine per andare alla ricerca di nuovi territori, a volte per obblighi, come guerre o conflitti, altre per bisogno, come il nutrimento, territorio o piu semplicemente per il cosiddetto “bisogno interiore” che spinge l uomo a viaggiare; quel bisogno interiore che pressa milioni e milioni di persone ad abbandonare abitudini e quotidiane sicurezze per andare alla scoperta del mondo, ma perché alcuni sentono il bisogno di partire? E il sentiero fatto di polvere, sabbia, asfalto o terriccio può davvero essere una soluzione? Ovviamente queste domande si limitano a rimanere tali perché delle risposte vere e concrete non ci sono, per questo, ognuno di noi affronta un viaggio diverso per rispondersi. Tutto inizia quando i ricordi, la nostalgia ed i rimpianti affollano la mente, e piu si cerca di scacciare questi pensieri piu loro ritornano a galla, naufragando cosi nel caotico silenzio, tanto da soffocare l’esistenza dell’individuo, quasi fino a diventare nulla, che non trova più un posto nel mondo, proprio quel mondo al quale, purtroppo , vi è un principio in cui il singolo si sente estraneo e per questo a disagio, “come un pesce fuor d’acqua”, perciò, in modo lento e silenzio, germoglia, radicato nella semi oscurità dell’intimo, un connaturato istinto di vera e propria “evasione”. Da qui il viaggio. Un viaggio caratterizzato da un impulso irrefrenabile che fa parte dell’uomo… molti scelgono la meta, altri, vanno dove li porta il cuore, non importa dove si decide di andare, l’importante è iniziare a correre e non fermarsi mai, andare sempre avanti, spingersi oltre anche con tracotanza alfine di conoscere il mondo ma soprattutto se stessi. Gli scopi del viaggiare sono molteplici, tuttavia, una delle massime considerazioni è quella del viaggio come “attraversamento al nuovo stadio” ovvero il viaggio viene visto come una sorta di transizione legata al passaggio in cui esso si presenta come una matrice di riferimento costante per sciogliere quei nodi di pensieri che, attanagliano la testa, perché ancora non c’è stata la cosiddetta presa di coscienza vera e propria o più semplicemente di ciò che circonda o accade all’individuo. In conclusione, il tema del viaggio è universalmente rilevante e insito nell’ uomo fin dai tempi dei tempi, sia per ritrovare la felicità, sia perché è congenito, fa parte della sua natura, e come disse Hermann Hesse: “ Non conosco sulla terra gioia più profonda dell’essere in viaggio in paesi lontani”.

FRM