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Foto di F.R.M. |
Lungo la tua esistenza, sovente, vieni articolata come una persona
fredda, lontana e distaccata che dice le cose in modo sgarbato e mai gentile.
In pochi osano chiederne il perché, di questa tua imperturbabilità come se fosse
una cosa difficile da capire; in realtà la risposta è molto semplice: in una
mattina d’autunno, vuoi per ogni singola caduta delle foglie secche, vuoi per
la presenza di un amore brutale, vuoi per la salute precaria dei tuoi cari, ti
ritrovi a guardarti allo specchio e di non sapere più chi sei diventata… ti
guardi ma non ti vedi, ti giri attorno come per cercarti, come per capire ma
non c’è niente da capire… ti sei persa, è questa la verità. Inizi cosi un
calvario nel quale lotti incessantemente, una lotta che affronti da sola, quasi
fosse un cancro da estirpare. Ti ritrovi in una realtà scomoda perché improvvisamente,
come se ti svegliassi, ti rendi conto di essere in uno stato precario ormai da
troppo tempo, con i piedi già sepolti nella terra e il cielo che lo reggi a
fatica sulle spalle, sentendoti così stretta ovunque ti trovi, incastonata in
una roccia e non importa se hai cercato nella tua vita, nella tua famiglia, nei
tuoi amici, nel tuo lavoro o addirittura nella tua solitudine… non c’era spazio e, a poco a poco, stai
soffocando; per questo, smarrita, hai iniziato a chiedere aiuto ma non hai
trovato nessuno, la gente sembra scappare quando c’è d’affrontare il dolore,
ecco perché non capisce. Alla fine di tutto questo, non ti importa perché, nel profondo
di te stessa, sei consapevole che, se ti sei fatta del male, è semplicemente
perché tu lo hai permesso, perché tu ti sei distrutta e tu devi ricostruirti e
l’unica maniera per farlo è perdonarti…
Perdonare, una sola parola che racchiude un’intera esistenza. Perdonarsi
perché stai soffocando. Perdonarsi perché non ce la fai più. Perdonarsi perché,
non farlo, è morire. Perdonarsi per poter ritornare ad amare. Perdonarsi perché
stai precipitando, proprio come una foglia in autunno, sospesa tra il nulla e
l’addio di una vita che non è più tale, perché ti senti accartocciata, messa da
parte (perché è questo che hai subìto negli ultimi tempi), pestata e ogni volta
ch vieni pestata, fai lo stesso rumore delle foglie sparse lungo i viali -
“Crack” - incessantemente, indicibilmente e non importa chi passa perché
chiunque ti calpesta. Ti ritrovi per strada allo stesso modo dei cani che
vengono abbandonati e ti guardi intorno senza una meta, senza sapere che fare o
dove andare e tendi a riportare il cervello, mille e più volte indietro, a
qualche punto della tua vita in cui magari ti è sfuggito qualcosa… Oppure hai
talmente paura che prendi la macchina ed inizi a correre, giri per ore alla
ricerca di un posto che possa ricordarti chi eri o quantomeno che possa
spiegarti che fine hai fatto… ma, persa cosi, non arrivi a nulla… questo
momento si chiama “esasperazione”, esso, rappresenta il punto di non ritorno ed
è li che inizi a piangere, lacrime e lacrime, vomiti, pianti e dolorosi
affanni, soffri ma non ti fermi perché sei arrivata, perché sei sfinita, sei
cosi stanca che non importa più nulla… ma più piangi, più ti scavi dentro, è
una bella sensazione, un raggio di luce che porta una effimera speranza, che fa
la differenza. Con quell’esiguo raggio riesci a vederti, eccoti, sei disseminata
a terra, sparsa per tutto il pavimento in tanti piccoli cocci… ecco perché non
riuscivi più a vederti, a riconoscerti… ed è proprio da lì che devi
ricominciare, devi trovare la forza per spazzare via le foglie e i rami secchi per
poter far sbocciare i nuovi germogli dal tuo albero spoglio, per ricominciare a
fiorire di nuovo perché, ritrovarsi, è un avventura, la più bella e la più
difficile della nostra intera esistenza e non c’è niente di più bello perché,
con la consapevolezza del senno di poi, una persona in primavera la si
riconosce subito, la si respira come fosse aria pulita, è come le montagne,
bisogna generare un sisma per far si che una di essa nasca, energia pura come
fosse vita, la vita stessa.
F.R.M.
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